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Descrizione:

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Riepilogo dell'Intervista a Oui Suk Choi: Un Ponte tra Italia e Corea
L'intervista ha come protagonista Oui Suk Choi, un'interprete, traduttrice e mediatrice culturale madrelingua coreana, che lavora presso l'Istituto Italiano e l'Università La Sapienza di Roma. L'ospite condivide la sua affascinante storia di come si è avvicinata a questa professione, le sfide e le gioie di lavorare con due lingue e culture così diverse come l'italiano e il coreano.

Un Percorso Nato dalla Passione
Oui Suk Choi racconta di una forte passione per la lettura che coltivava giΓ  in Corea. Dopo la laurea, un'esperienza lavorativa in Italia presso l'ufficio consolare le ha acceso il desiderio di leggere la Divina Commedia in lingua originale per apprezzarne appieno la grandezza, senza il filtro di una traduzione. Questa aspirazione l'ha spinta a lasciare il lavoro e iscriversi a un corso di lingua italiana in Italia, iniziando il percorso "dalle fondamenta".

L'apprendimento dell'italiano è stato un processo immersivo e talvolta difficile. Oui Suk Choi si è rifiutata di farsi spiegare le cose in coreano, buttandosi a capofitto nella lingua e impiegando tre anni per padroneggiare la grammatica. Era l'unica studentessa orientale a fare domande in classe, spingendo i docenti a confrontarsi con una prospettiva linguistica diversa da quella dei colleghi europei. Il suo impegno e la sua passione per la letteratura sono stati notati da un professore, che l'ha incoraggiata a iscriversi all'università. Così, coraggiosamente, si è laureata in Letterature Comparate alla Sapienza.

Un'Esperienza Formativa a Pompei
Un importante traguardo professionale è stato il suo lavoro come interprete e traduttrice per gli audio documentari degli scavi di Pompei. Il coreano è tra le dieci lingue più richieste dai turisti in Italia. Questa esperienza le ha permesso non solo di approfondire la sua conoscenza del sito storico, ma anche di imparare a "teatralizzare" la traduzione, mettendosi nei panni di diversi personaggi (un generale, un oratore, una signora) per rendere l'esperienza più coinvolgente per gli ascoltatori. È stato un lavoro impegnativo ma estremamente formativo.

Le Sfide Linguistiche e Culturali: Italiano vs. Coreano
Oui Suk Choi evidenzia le profonde differenze tra l'italiano e il coreano, che rendono l'apprendimento reciproco particolarmente difficile:

Fonologia e Pronuncia: Le modalitΓ  di pronuncia e di esposizione vocale sono molto diverse. Ad esempio, per il pubblico coreano che non conosce l'italiano, ha dovuto pronunciare nomi latini in modo piΓΉ simile all'inglese (es. "Fabius family" invece di "famiglia di Fabia"), rendendo difficile il passaggio tra le due lingue.

Grammatica e Struttura della Frase: La differenza piΓΉ significativa Γ¨ la posizione del verbo. In coreano, il verbo viene alla fine della frase, al contrario dell'italiano. Questo significa che non si puΓ² comprendere il pieno significato di una frase coreana finchΓ© non si arriva alla fine, rendendo l'interpretazione consecutiva un compito di grande attenzione e tempestivitΓ .

SensibilitΓ  Culturale: La traduzione non Γ¨ solo letterale, ma richiede una profonda comprensione culturale. Ad esempio, l'espressione italiana "ho preso un bel raffreddore" ("bel" usato in senso di "molto forte") non puΓ² essere tradotta con il termine coreano per "bello", ma deve essere interpretata per esprimere l'intensitΓ  della malattia. Questo richiede elasticitΓ  e un'ottica interpretativa piuttosto che una mera traduzione.

Formazione Continua e il Futuro della Professione
Oui Suk Choi sottolinea che la sua formazione Γ¨ in continua evoluzione. L'esperienza di Pompei, ad esempio, le ha fatto scoprire usi antichi inaspettati (come l'utilizzo dell'urina nell'antichitΓ ) e le ha permesso di confrontarsi con la pronuncia di termini latini, tedeschi o spagnoli, arricchendo il suo bagaglio professionale e personale.

Nonostante l'avanzamento tecnologico e l'intelligenza artificiale, Oui Suk Choi Γ¨ convinta che il ruolo dell'interprete e del traduttore rimanga fondamentale. La capacitΓ  di trasmettere emozioni e di "mettere il cuore" nel lavoro permette di connettere il pubblico coreano al mondo antico italiano in un modo che la tecnologia non puΓ² replicare.

L'intervista si conclude con la fornitura del contatto di Oui Suk Choi per chiunque volesse usufruire dei suoi servizi e un caloroso saluto in coreano: "Saranghae!" (Ti voglio bene/Vi amo).

Trovi affascinante come la lingua possa aprire porte su nuove culture e conoscenze?

 

 

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